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Luanco, il tennis (vero) sulla spiaggia. Un miracolo che ritorna, dopo nove anni di attesa

Grazie all'iniziativa di Pablo Carreno Busta, numero 20 Atp, il 'Tenis Playa' torna in calendario

“Questi sono matti”.

Quando nel 2002 ci portarono Sergi Bruguera e Cedric Pioline, ai quali avevano detto che avrebbero dovuto giocare un'esibizione sulla spiaggia, davanti ai loro occhi non c'era nemmeno il campo. C'erano le tribune, ma appena sotto c'era il mare. A Luanco, nel cuore delle Asturie, a pochi chilometri da Gijon, c'è una tradizione che viene portata avanti dal 1971, attraverso alcune pause e mille avventure.


Una tradizione che ritorna nel 2022, a nove anni di distanza dall'ultima edizione, disputata nel 2013 e vinta dall'ex top 10 Tommy Robredo. Si tratta dell'unico torneo di tennis (vero) giocato su sabbia: precisamente sulla spiaggia de La Ribera, quando l'alta marea concede agli organizzatori di approntare il terreno di gioco.


Potrebbe sembrare una follia, e forse tutto sommato lo è, ma si tratta di uno degli eventi sportivi più straordinari che si svolgano al mondo. Intanto, è già un miracolo che alcuni professionisti accettino di esibirsi in condizioni tanto estreme. Poi c'è la cura dei particolari a rendere questo appuntamento un fiore all'occhiello dell'estate asturiana.


Quando il mare si ritira, i volontari hanno giusto qualche ora per livellare la sabbia, mettere le righe (solo del singolare, come nel vecchio Masters), tirare la rete e far scendere in campo i giocatori. Che in orari notturni, e spesso in condizioni allucinanti per chi è abituato alla perfezione del Tour dei pro, vanno in campo e si danno battaglia, dimenticando cosa hanno sotto ai piedi.


FARE IL BAGNO SUL CAMPO

Tecnicamente si tratta di una terra battuta (lenta) al cubo. Con le trappole che solo la sabbia sa provocare, tra rimbalzi al limite delle possibilità umane e vuoti provocati dalle bolle d'aria che si nascondono sotto il terreno. Ma son dettagli. Anzi, andando a scorrere l'elenco degli aneddoti, si scoprono situazioni ben peggiori.


O ben più interessanti e divertenti, a seconda dei punti di vista. Come quella volta in cui tre dei partecipanti - Ivan Navarro, Daniel Gimeno-Traver e Tomeu Salva, grande amico di Rafa Nadal – decisero di provare un'emozione decisamente inconsueta, facendosi il bagno (in mare) proprio lì dove di notte sarebbero poi andati a giocarsi i loro match.


O come quando Guillermo Cañas e Nicolás Almagro, vale a dire due che nel corso della loro carriera sono stati top 10, accettarono di scendere in campo sotto la pioggia per non deludere il pubblico, rimasto ad attendere ore per vedere la loro finale. Solo per pura casualità, nessuno dei due finì la propria carriera in quella nottata.


Ancora peggiore fu l'acquazzone del 2009, sempre con Cañas in campo, stavolta contro David Ferrer. Sempre in quell'edizione, l'argentino arrivò all'ultimo momento, in tempo per giocare il torneo ma senza valigia, persa dalla compagnia aerea che lo aveva portato lì. Entrò in campo per il primo turno contro il portoghese Joao Sousa con le scarpe da passeggio, e vinse. Il giorno dopo arrivò anche il suo bagaglio.


"DEVO SVEGLIARE LUISINA"

L'evento asturiano ha una sua organizzazione fatta quasi esclusivamente di volontari, un'organizzazione portata avanti con passione e orgoglio, ma molto lontana dagli schemi rigidi e ingessati del professionismo. Proprio per questo, paradossalmente, raggiunge il cuore della gente in maniera molto più semplice e diretta.


Ci sono mille aneddoti che raccontano di un appuntamento dal sapore antico, dove ci si tuffa (non solo metaforicamente) in un'epoca che potrebbe essere collocata costantemente tra il 1960 e il 1970. Del 1980 è invece una delle storie più curiose, che vede coinvolta un'icona del tennis spagnolo, quel Manolo Santana che ci ha lasciato da poco e che vivrà sempre nel ricordo di chi ne apprezzava non solo il lato sportivo, ma pure quello umano.


Santana terminò all'alba un match di quell'edizione (che, peraltro, non vinse) e aveva bisogno di una camera dove farsi una doccia, prima di tornare nel suo hotel che era un po' più distante dal luogo del torneo. Così gli organizzatori si attivarono e pensarono che una buona soluzione sarebbe stata quella di mandarlo nella stanza d'albergo di Teofilo Heres, detto Teo, giudice arbitro dell'evento. Tutto risolto? Insomma.


Il caso volle che nello stesso hotel fosse alloggiato un altro Teo, ben più conosciuto e importante, ossia Teodoro Lopez Cuesta, in quel momento rettore dell'Università di Oviedo. Il centralinista, sentendo parlare di 'Teo', lo collegò a quest'ultimo e non al giudice arbitro. Di conseguenza prese la cornetta e chiamò subito la stanza del rettore, avvertendo che Manolo Santana sarebbe arrivato a breve per farsi una doccia nel suo bagno. Lopez Cuesta, senza scomporsi, ammonì che l'unico problema sarebbe stato quello di svegliare Luisina, sua moglie.


LA RACCHETTA 'SCIPPATA' A CORRETJA

Nel 1998, Alex Corretja (che l'anno dopo sarebbe arrivato a toccare il numero 2 Atp) terminò la finale battendo il connazionale Alberto Martin, e alla consegna del trofeo si vide 'scippato' di una delle sue racchette, che l'organizzazione aveva messo in palio come premio per una persona tra coloro che avevano comprato gli abbonamenti in anticipo.


Il problema è che la comunicazione della bella iniziativa, a Corretja, non era mai arrivata. Malgrado ciò, Alex non fece una piega mettendosi il miglior sorriso sul volto al momento della consegna del premio. “Come sapete – avrebbe detto poi alcune ore dopo – ogni sportivo ha le sue manie. La mia è il grande attaccamento per le mie racchette, i miei strumenti di lavoro. Non mi separerei da loro nemmeno se me lo chiedesse mio padre”. Ormai la frittata era fatta, ma nessuno del pubblico si accorse del pasticcio.



Chi oggi prova a organizzare anche solo un Challenger o un Itf, tra mille regole e altrettante restrizioni, potrebbe inorridire di fronte a queste vicende. Invece è proprio l'atmosfera da festa di paese (ma nella migliore accezione possibile) a rendere questo evento qualcosa di straordinario. O meglio, a fare colpo è il mix esplosivo tra un'organizzazione costretta a fare i conti con il campo più difficile del mondo e un parterre che farebbe invidia persino a tornei pro di una certa caratura.


Abbiamo parlato di Santana, di Bruguera (vincitore del Roland Garros) e di Pioline (finalista a Wimbledon), di Cañas, Almagro, Corretja e Ferrer. Ma nel corso degli anni, a Luanco hanno giocato pure l'ex numero 1 Juan Carlos Ferrero, il finalista di Parigi Alberto Berasategui, e ancora personaggi come Pato Clavet, Carlos e Albert Costa, Younes El Aynaoui, Gaston Gaudio, Jaime Fillol, Feliciano Lopez, Felix Mantilla, Juan Monaco, Carlos Moya, Jiri Novak, Manuel Orantes, Andrei Pavel, Emilio Sanchez e Fernando Verdasco.


2022: GRAZIE PABLO

A recuperare il torneo dopo nove anni di assenza è stato invece Pablo Carreño Busta, asturiano doc, oggi numero 20 al mondo ma con un best ranking di numero 10. “Quando ne parlo ai miei colleghi – ha spiegato il nativo di Gijon – semplicemente non mi credono. Pensano che stia scherzando. Devo mostrare loro foto e video del torneo, per fargli capire che è tutto vero”.


Proprio le sue origini, il legame forte della gente del Nord della Spagna con le proprie tradizioni, comprese quelle più estreme, ha spinto Carreño Busta a impegnarsi in prima persona per il ritorno in calendario del 'Tenis Playa'. L'iberico sarà uno dei protagonisti dell'edizione numero 35, in programma dal 26 al 29 di luglio del 2022, mentre ancora non si conoscono i nomi degli altri pretendenti al titolo. Ciò che conta, tuttavia, in questo caso non sono i nomi, bensì il luogo. Come direbbero oggi quelli che organizzano i tornei ingessati, 'la location'.


A Luanco di ingessato non c'è nulla. Tanto che ci si potrebbe ritrovare a fare il bagno insieme a qualche giocatore proprio lì, dove qualche ora più tardi andrà in scena un incontro su un terreno che – superficie a parte – sarebbe da considerarsi assolutamente regolamentare. Ci si potrebbe trovare a discutere di tennis antico – eppure così affascinante – con qualche organizzatore che non ha dimenticato i tempi passati, come pure i pionieri che dagli anni Settanta in poi hanno consentito a questo appuntamento di crescere rimanendo fedele a se stesso.


Senza lasciarsi bruciare dalla modernità che soffoca ogni cosa, e diventando popolare senza eccedere. Un miracolo che al giorno d'oggi è pressoché impossibile da trovare altrove. Il tutto in un villaggio incantevole, a pochi passi da una città accogliente come Gijon, e dalle spiagge aspre ma meravigliose di una delle coste più belle (e sottovalutate) d'Europa.



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