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Roma tra tennis e padel (e musei, e pace)

Non sono IBI. Quest'anno la Capitale ha vissuto anche la prima edizione dell'Italy Major. Ecco come è andata

Prima il tennis, gli IBI. Poi il padel, o meglio il Premier Padel. Come dire 79 edizioni contro una, senza tuttavia che tutta questa differenza si sia avvertita come un peso. Al contrario, i 14 giorni (senza contare le rispettive qualificazioni) che hanno riacceso il Foro Italico dopo due anni e passa di pandemia, hanno avuto un filo rosso che li legava, malgrado la settimana di pausa di mezzo. Un filo rosso che rimanda alla passione, alla voglia di costruire qualcosa di importante.


Nel tennis, stiamo costruendo – come italiani – una storia di successo che non parla solo di organizzazione di eventi di alto livello, ma (finalmente) anche di campioni in grado di puntare al massimo, agli Slam e alla vetta del ranking mondiale. Nel padel stiamo costruendo tutto, se non da zero, da poco. Perché l'entusiasmo attorno alla pala non è una novità assoluta, ma l'evento di Roma, secondo Major della storia, ha cambiato tutto.


Il tennis ha fatto il record di pubblico e di incassi. Il padel – con una ventina scarsa di giorni di prevendita – ha fatto oltre 22.500 spettatori e più di 700 mila euro di biglietteria. Numeri che il prossimo anno potranno essere abbondantemente superati. Si fa sul serio, insomma. E nel mentre, abbiamo scoperto una disciplina relativamente nuova che promette di entrare presto nel cuore di molti.


Il padel dal vivo – quando giocano i migliori del mondo – è uno spettacolo che ipnotizza. Poche, pochissime pause. Tanto, tantissimo ritmo. Il primo paragone è il tennis, chiaro, perché ci sono racchette (pale) e palline, nonché un punteggio che si conta in maniera identica. Ma le similitudini si fermano lì. Nel tennis l'obiettivo è l'anticipo, ormai divenuto esasperato, fatto salvo rare eccezioni. Nel padel l'obiettivo è prendere spazio, dunque aspettare. E nel mentre fare andare il cervello per trovare una soluzione a cui gli avversari dall'altra parte non abbiano pensato.


Il padel tira in ballo per certi versi il gioco del biliardo, con quell'effetto sponda dato dalle pareti e la genialità di certe soluzioni. Ma tira in ballo anche la pallavolo, per atleti che sono ottimi saltatori e che usano il remate – lo smash – come soluzione prevalente per chiudere il punto. E infine, se vogliamo allargare la visione, c'è molto degli scacchi: strategia, tattica, anticipo delle mosse altrui.


Il padel è un tesoro di sport. Relativamente semplice da approcciare, democratico (nel senso che possono giocarlo davvero tutti), facile da capire. Il padel è spettacolo. Assistere a un incontro dei campioni è un po' come andare a teatro: loro, le star, si prodigano per interagire tra loro e col pubblico, per dare quel tocco di spettacolo che la gente brama, quando ammira sportivi di alto livello. E in risposta, la gente del padel risponde presente: si scalda, incita, esulta, canta. In un torneo di padel si vive la partita in modo elettrico, come una lunga scarica di adrenalina che corre lungo la schiena. Non importa la nazionalità di chi sta in campo, non importa se uno lotta per i tuoi stessi colori o per altri. Ogni punto, ogni colpo, contribuisce allo show.


Chi è venuto all'Italy Major Premier Padel a Roma tornerà a vedere i professionisti del padel dal vivo e lo farà anche piuttosto in fretta. Chi non è andato farebbe bene a colmare la lacuna il prima possibile, perché c'è uno spettacolo imperdibile che è appena cominciato, e che promette di dare assuefazione in fretta.



 
 
 

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